Fedele Ruggiero Pastore, dirigente nazionale della Federazione sindacati autonomi, chiede la chiusura della sezione «blu» all’apertura del nuovo padiglione: se aperta sarà necessario aumentare il numero di agenti penitenziari.
TRANI – «Quando si aprirà il nuovo padiglione, la Sezione blu dovrà essere chiusa perché fatiscente. Se si sceglierà di lasciarla aperta, allora sarà necessario integrare il corpo della Polizia penitenziaria con altri agenti, perché diversamente non sarà possibile garantire il corretto trattamento dei detenuti».
A chiederlo è Fedele Ruggiero Pastore, dirigente nazionale della Federazione sindacati autonomi – Coordinamento nazionale di polizia penitenziaria, in una nota trasmessa a tutte le istituzioni del settore della Giustizia, nonché a parlamentari e rappresentanti delle istituzioni locali.
Il carcere di Trani, a quasi 50 anni dalla sua costruzione, si trova oggi della condizione di essere prossimo a inaugurare la nuova palazzina, realizzata negli anni scorsi in adiacenza allo storico edificio. Contestualmente, qualora i numeri della popolazione carceraria lo permettano, chiuderebbe la vecchia sezione di massima sicurezza, denominata «blu», che una volta era un autentico bunker che conteneva i detenuti più pericolosi ma oggi è, invece, l’emblema di un degrado non più compatibile con una casa di reclusione al passo con i tempi e i diritti di chi sconti una pena detentiva.
La premessa fondamentale, secondo quanto richiama Pastore, è che «gli istituti penitenziari devono essere realizzati in modo tale da accogliere un numero non elevato di detenuti o internati. Inoltre, i locali nei quali si svolge la vita dei detenuti devono essere di ampiezza sufficiente, bene illuminati, areati, riscaldati per il tempo in cui le condizioni climatiche lo esigano, dotati di servizi igienici riservati e decenti, tenuti in buono stato di conservazione e pulizia».
Se le condizioni strutturali del reparto di detenzione sono fatiscenti e non adeguate, ne discende, sempre a detta del sindacato, «che venga violato anche il trattamento penitenziario, che deve assicurare il rispetto della dignità della persona e tendere al suo reinserimento sociale. Infatti – sottolinea Pastore -, come è possibile assicurare ai detenuti un trattamento penitenziario che rispetti la loro dignità se la struttura ove trascorrono la loro vita detentiva non lo consente? Una struttura inadeguata e fatiscente produce violenza fisica e morale, poiché irrispettosa della dignità della persona, e le condizioni strutturali del Reparto blu sono in palese violazione delle norme sul trattamento penitenziario».
Secondo la ricostruzione storica del sindacato, «il Reparto blu è l’unico settore della casa circondariale maschile che non è stato oggetto di ristrutturazione nel corso degli anni, la struttura è risalente agli anni settanta e realizzata secondi i criteri di sicurezza legati al terrorismo, epoca in cui il carcere di Trani era definito di “massima sicurezza” e idoneo a custodire esponenti delle Brigate rosse. Da allora, la struttura è rimasta la stessa: priva di idonei spazi per lo svolgimento di qualsivoglia attività; pareti inzuppate di muffe e annerimenti; tubazioni fradice; water e lavandino adiacenti il tavolo su cui il detenuto consuma il pasto, senza alcuna forma di privacy».
Per questi motivi, Ruggiero chiede ai garanti nazionale e regionale dei detenuti, nonché al presidente dell’associazione Antigone, di visitare la struttura. Alle istituzioni, invece, di dare impulso alla inaugurazione del nuovo padiglione ed emanare il provvedimento di chiusura del Reparto blu. «Qualora il Ministro della Giustizia ritenga di dare corso alla già annunciata apertura del nuovo padiglione, mantenendo comunque operativo il Reparto blu, allora sarà necessario provvedere ad un ulteriore incremento di personale, poiché – conclude Pastore -, non sarà possibile avere due piedi in una scarpa».
Fonte:lagazzettadelmezzogiorno