Su Repubblica, la notizia: Massimo Giletti minacciato in carcere dal boss Filippo Graviano dopo le puntate di Non è l’Arena. “Ha scassato la minch***”, diceva il boss in carcere per le stragi del ’92 e ’93. Oltre a Giletti, nel mirino Nino Di Matteo. E di quanto accaduto, il conduttore de La7 ne parla con il Corriere della Sera. Quando ha saputo? “Oggi. L’ho appreso da Repubblica“, spiega. Possibile che nessuno delle istituzioni la abbia informato prima? “Lo ritengo grave – risponde Giletti -. Quelli degli agenti del Gom sono ascolti che risalgono a maggio, ora siamo a luglio: non mi pare proprio normale che io non ne abbia saputo nulla. Quello che è grave è apprendere informazioni così delicate da un giornale piuttosto che dallo Stato e dalle istituzioni competenti. Pretenderei una maggiore attenzione da parte di chi ha sulla sua scrivania questo tipo di informazioni. In questa storia quello che pesa è per l’ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti. Mi è sempre rimasta impressa una frase della moglie di Totò Riina: alla fine scoprirete che i peggiori non siamo noi“, afferma Giletti. Una citazione pesantissima, tagliente.
Si parla poi di Alfonso Bonafede, citato da Graviano, che parlava del grillino come di “un ministro che fa il suo lavoro e loro rompono il c***” (il riferimento di Graviano era alle scarcerazioni dei boss nei giorni dell’emergenza coronavirus). E Giletti commenta: “Se così stanno le cose, e non posso dubitarne, mi fa capire che io ho sempre scelto da che parte stare, non ho mai esitato un attimo. E sono contento di aver dato voce a Di Matteo. Sui silenzi ognuno risponderà alla propria coscienza”. In un Paese normale Bonafede si deve dimettere? “Ma noi siamo un Paese normale? Già prima avrei voluto fare delle domande al ministro Bonafede rispetto a quello che è emerso dalla nostra inchiesta. Oggi a quattr’occhi gli chiederei altro”, conclude un arrembante Giletti.
Fonte: liberoquotidiano.it